sabato 5 marzo 2016

Alice from Wonderland Recensione





Cosa accadrebbe se Alice varcasse la dimensione di Wonderland? Quanto labile diverrebbe il confine tra lucidità e follia? Una strega, un sortilegio e un libro sono il principio di tutto. Alice non è più la bambina sprovveduta che vagheggiava tra labirinti di carte. È una giovane innamorata, alla ricerca della propria identità. Per trovarla viaggerà nel tempo e oltre il tangibile. Scrittori, scienziati, circensi e matti sono i suoi compagni in uno straordinario viaggio verso una meta impossibile. Sottomondo non è mai stato così sopra. Che la magia abbia inizio, la tana del coniglio vi aspetta.


Inizio col dire che la favola classica di Alice nel Paese delle Meraviglie, non è mai stata una delle mie preferite. Un mondo completamente senza senso, con personaggi matti e eserciti di carte, mi sembrava più inquietante che rassicurante.
Nonostante ciò, Alice from Wonderland mi attirava e ho seguito l'istinto.
Sono contenta di averlo fatto perché questa Alice mi è piaciuta davvero molto, dalla prima all’ultima pagina.

 “Chi di noi non si è mai perso? Bisogna perdersi per ritrovarsi.”
È quello che succede ad Alice… Astrid… Marianna…
Chiunque lei sia, non sa di esserlo!
“Come mi comporterei io, se fossi io?”
Alice, viene trovata da una famiglia abbiente, mentre girovaga per le strade di Guildford senza alcun ricordo del proprio passato.

 "Ecco, non conoscere la meta era forse peggio di non sapere che strada avessi percorso prima. Il passato è già avvenuto. Non si può far nulla per cambiarlo. Ma il futuro bè… se non sai chi sei, non hai idea di chi puoi diventare e non hai armi per arrivarci incolume.”

I Richardson, che hanno perso una figlia a causa della poliomielite, accolgono Alice con loro senza immaginare che quell'accoglienza si trasformerà per la ragazza in una reclusione, e che quella casa diventerà le sbarre di una vita che non è la sua.
Finché Alice incappa in Edmund.

“Un occhio era blu cobalto e l’altro verde muschio. Tremai. Non per paura, certo. Anzi, avevano un non so che di affascinante e c’era bellezza nell’imperfezione delle sue iridi. Tentennai, semplicemente perché lo conoscevo. E non lo conoscevo.”

L’incontro con il Cappellaio è come una breccia nella sua memoria, una crepa che si sgrana all'interno del suo cuore e le fa capire di non potersi abituare ad un’identità che le è stata cucita addosso da qualcun altro.
Cambia città, nome, vita. Comincia daccapo. Incontra fin anche qualcuno che pensa di amare fino al momento in cui si scontra con Edmund. Il suo tocco è come un velo che si squarcia e lei riemerge dalle nebbie e dai vapori ricordando tutto.
Se pensate che vi abbia già svelato troppo sappiate che siete solo all'inizio della storia.



Alice from Wonderland è un retelling molto originale, c’è amore, amicizia, magia; reale e surreale si mischiano insieme dando origine ad atmosfere fantasy che convivono con elementi (e persino personaggi) storici.
I personaggi della favola classica mantengono intatte le loro caratteristiche ma nello stesso tempo si trasformano in qualcosa di più, ampliando la loro personalità, uscendo dal libro e assumendo una consistenza reale: chi meglio del Bianconiglio potrebbe essere un orologiaio? Chi più della regina rossa può vendere rose da verniciare?
Ma quello che non ci si aspetta, la vera rivoluzione del personaggio sta in Algar, il Brucaliffo come non l’avete mai visto prima!
Anche Alice è diversa dalla ragazzina audace e intrepida che ricordiamo, la realtà la rende, a tratti, più cauta e sebbene questo mi abbia lasciato, a primo acchito, un po’ perplessa, devo riconoscere che in fondo è giusto così: la realtà è un muro contro cui ogni follia è destinata prima o poi a infrangersi o, almeno, a ridimensionarsi. Inoltre, Alice si riprenderà ben presto la sua follia, che la condurrà a intraprendere un viaggio con tutti i suoi amici matti. Un viaggio alla ricerca della cara vecchia Wonderland ma nello stesso tempo un viaggio nell'amore.

"L'amore è folle. L'amore cos'è se non un tuffo nel vuoto senza paracadute? è un atto di fede, una confessione, così come una preghiera o un'opera d'arte. L'amore è un'altalena che oscilla tra sogno e realtà"

Lo stile dell’autrice è oltremodo suggestivo. Alessia Coppola non scrive. Dipinge.
La penna è un pennello tra le sue mani e ti fa assistere ad un tramonto calato in una tazza da tè, ad un cuore crivellato da spilli o alla nebbia che ti si appiccica addosso come zucchero filato al palato.
Le similitudini escono dalla sua penna come carte dal cappello di un prestigiatore e non puoi che restarne a bocca aperta.
Le affinità con la favola originale ovviamente non mancano ma soprattutto, l’autrice ne ripercorre il messaggio: nulla è impossibile se ci affidiamo alla parte più folle di noi stessi e osiamo dove i cauti non azzardano avventurarsi.
Cinque sognanti orchidee nere per Alice from Wonderland.






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